
Autore: Andrea Rossetti
Data di pubblicazione: 12 marzo 2025
C’ERA UNA VOLTA L’IMPERO D’OCCIDENTE…
“C’è una fase nella vita degli imperi in cui ciò che sembrava solido e invincibile appare improvvisamente fragile e destinato al declino.”
Questo accade quando un impero viene sconfitto (come nel 1918, quando l’Impero austro-ungarico tornò a essere Austria) oppure quando decide autonomamente di dissolversi (come l’Unione Sovietica nel 1991, che tornò a essere Russia).
Secondo Alessandro Fugnoli, strategist economico italiano, questo è esattamente ciò che sta accadendo nel 2025 all’Impero d’Occidente: sotto la guida di Trump, gli Stati Uniti stanno scegliendo di tornare a una dimensione nazionale, abbandonando il ruolo di potenza imperiale globale.
Sebbene le società post-imperiali possano tornare a prosperare nel tempo, la fase di dissoluzione di un impero è sempre accompagnata da caos e incertezza.
E proprio caos e incertezza stanno dominando i mercati (e non solo) da quando il presidente Trump ha ripreso le redini degli Stati Uniti.
Se c’è un elemento che spaventa analisti e investitori – e di conseguenza i mercati – è proprio l’incertezza (insieme all’inflazione, come già dimostrato nel 2022). L’incertezza impedisce agli analisti di pianificare scenari economici affidabili, generando instabilità.
Se all'inizio dell'anno ci si attendeva una crescita del PIL statunitense del 2,0%, contro lo 0,9% dell’Europa (dato che alcuni di voi ricorderanno dagli incontri), oggi si torna a parlare di una possibile recessione negli Stati Uniti, forse eccessiva perché il PIL è stato rivisto appena al ribasso all’1,7%, anche a causa dell’effetto inflattivo (+0,4%) legato all’introduzione dei dazi. Saranno fondamentali i prossimi dati per capire il reale stato dell’economia Usa.
Quello che è cambiato, almeno per ora, non sono tanto i fondamentali economici, quanto la percezione di consumatori e investitori.
Questi ultimi, in questo clima di insicurezza (anche geopolitica) e continui sorprendenti proclami, hanno preferito abbandonare la gallina dalle uova d’oro: il mercato USA, e in particolare le Big 7 (Apple, Microsoft, Alphabet “Google”, Amazon, Nvidia, Meta “Facebook” e Tesla), per rifugiarsi in porti più sicuri, in attesa che le acque si calmino. Era già successo a fine luglio 2024: il Nasdaq (indice rappresentativo delle aziende non finanziarie USA dove le suddette aziende hanno il maggior peso) aveva corretto del -7,9% (31 luglio-7 agosto 2024) per poi ripartire con un rialzo del +19,2% (7 agosto – 31 dicembre 2024).
Sembra quindi ripresentarsi, per altri motivi (almeno al momento), una nuova correzione fisiologica. Infatti, nell’ultimo mese (dati aggiornati al 11/03/25), il Nasdaq cede il -12,58%, lo S&P 500, dove il peso delle stesse scende al 30%, perde il -8,8%, mentre oltre oceano, dove queste aziende non sono presenti, il mercato europeo (Eurostoxx 50) registra un -3,56%. Il mercato tedesco (DAX), fresco di nuove elezioni e probabili stimoli fiscali (per la prima volta a debito), perde appena il -1,25%. In Oriente, invece, troviamo un segno positivo con un +8,28% a Hong Kong (Hang Seng).
Ciò significa che una correzione di questo tipo, seppur impattante per il peso (e il dominio economico e non solo) che hanno ormai queste Big a livello mondiale, viene ridimensionata se analizzata nel dettaglio.
Ovviamente, non saranno della stessa idea quegli investitori che, seguendo mode o masse, hanno preferito concentrare il proprio patrimonio su questi titoli o addirittura su uno di loro, registrando perdite in conto capitale pari a -35% per Tesla, ad esempio, o -17% per Meta (dati aggiornati al 11/03/25).
Rimane quindi valido il principio (da sempre declamato dal sottoscritto) della diversificazione del portafoglio in base al proprio profilo di rischio, che permette di guadagnare di meno in fasi rialziste ma protegge i patrimoni da percezioni e illusioni che potrebbero essere “drogate” da fattori interni (emotività) ed esterni (influenza dei mass media).
“La speculazione è il tentativo di trasformare una piccola somma in una fortuna. L'investimento è impedire a una fortuna di trasformarsi in una piccola somma”
André Kostolany, ex agente di cambio in borsa
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